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27/01/2018  - Inaugurazione dell'anno giudiziario 2018

PROCURA GENERALE della REPUBBLICA
presso la CORTE di APPELLO di CAGLIARI


Intervento
del Procuratore Generale
Maria Gabriella Pintus
Avvocato Generale


nell’Assemblea generale della Corte sull’amministrazione della giustizia nell’anno 2017


Cagliari, 27 gennaio 2018



Signor Presidente, illustri rappresentanti del Consiglio Superiore della Magistratura e dell’Onorevole Ministro della Giustizia, signori Magistrati, signori Avvocati, Dirigenti e componenti del personale amministrativo, Autorità, signore e signori

Prima di entrare nello specifico del mio intervento, quale Avvocato Generale della Sezione Distaccata di Sassari, in temporanea sostituzione del Procuratore Generale, vorrei rivolgere un particolare saluto a tutti i Magistrati degli uffici giudiziari sardi e un sentito ringraziamento al Procuratore Generale, Dott. Roberto Saieva, che attualmente ricopre presso la Procura Generale di Catania il medesimo incarico svolto in questa sede fino ad alcuni giorni fa.
Mi sia, inoltre, consentito ricordare con affetto il dott. Claudio Lo Curto, che ha svolto le funzioni di Avvocato Generale prima del mio incarico e che ci ha lasciato nel corso dello scorso anno.


Effetti delle riforme più recenti in materia penale

Inizio queste mie brevi riflessioni rilevando come l’obiettivo perseguito dal legislatore in questi ultimi anni sia stato in particolare quello di attuare delle riforme dirette a ridurre l’arretrato nel disbrigo degli affari penali.
Sappiamo tutti che la lentezza dei procedimenti giudiziari non solo viola l’attuazione del principio costituzionale della ragionevole durata dei processi, ma si traduce in un ostacolo all’affermazione della certezza del diritto e, quindi, anche allo sviluppo economico e sociale del nostro paese.
Proprio per rendere più efficiente il funzionamento dell’attività giudiziaria, è stata avviata la riforma, approvata con la legge 23 giugno 2017 n. 103, la quale reca modifiche all’intero sistema penale con norme immediatamente efficaci e con diverse deleghe per l’adozione di decreti legislativi, finalizzati al riordino di vari settori.
E’ evidente, tuttavia, che la recente entrata in vigore di tale normativa non consente ancora di valutarne appieno gli effetti.
E’ possibile, comunque, già da ora, esprimere alcune considerazioni preliminari.
La parte centrale e più cospicua della manovra è dedicata ad una modifica delle norme processuali.
Il legislatore ha voluto razionalizzare e contingentare i tempi delle indagini preliminari. Non è stata apportata alcuna modifica ai termini di durata ma è stato previsto un periodo successivo alla scadenza delle indagini, durante il quale il Pubblico Ministero, pur non potendo compiere ulteriori atti investigativi, deve valutare le prove raccolte ai fini delle sue richieste conclusive. La scadenza infruttuosa di questo ulteriore periodo comporta l’obbligatoria comunicazione al Procuratore Generale per l’esercizio del potere di avocazione.
Tutto l’impianto si poggia sulla previsione che l’arretrato delle nostre Procure possa essere smaltito con una più attenta organizzazione degli uffici requirenti di primo grado e mediante l’istituto dell’avocazione che, nell’intenzione del legislatore, dovrebbe riguardare quei pochi casi in cui sono decorsi infruttuosamente i termini delle indagini.
Sarei molto soddisfatta se questa previsione si potesse avverare. Vero è che ho paura che non tenga conto della reale situazione degli uffici giudiziari del nostro paese.
La nuova disciplina, la quale, peraltro, vale solo per i procedimenti iscritti dal 3 agosto del 2017 in poi, si innesta in una situazione che vede molte Procure dover far fronte a migliaia di fascicoli.
E’, quindi, complicato rispettare i termini delle indagini in tutti i procedimenti. Inoltre, va osservato come i maggiori ritardi siano correlati all’attesa dell’esito delle indagini delegate alla Polizia Giudiziaria che difficilmente pervengono nel termine di sei mesi previsto per la maggior parte dei casi ex art. 405, 2° comma c.p.p..
Il che ora comporterà che gli uffici requirenti, al fine di evitare le avocazioni, subisseranno il GIP di richieste di proroga.
Attività questa che verrà ad incidere pesantemente e inutilmente sul lavoro giudiziario. Sarebbe stato, quindi, opportuno prevedere un più ampio termine iniziale di scadenza delle indagini. Il che non comportebbe alcun allungamento del termine massimo qualora venisse proporzionalmente ridotto il periodo per cui è possibile concedere la proroga.
Ciò che però desta maggiore preoccupazione è che il meccanismo introdotto appare assolutamente inidoneo laddove vi sia una totale sproporzione negli uffici di primo grado tra i carichi di lavoro e unità lavorative.
Il che avviene non solo laddove vi sia una inadeguatezza delle piante organiche, ma anche e soprattutto quando per vari motivi si creino rilevanti scoperture. Negli uffici requirenti sardi, per esempio, soprattutto per quanto concerne Nuoro, Tempio Pausania e Lanusei si creano ciclicamente dei vuoti nell’organico che incidono poi pesantemente sull’andamento dell’ufficio.
Si tratta, infatti, di uffici di ridotte o medie dimensioni, in genere coperti da magistrati di prima nomina provenienti da altre regioni, i quali tendono a chiedere appena possibile il trasferimento ad altre sedi.
Si pensi, ad esempio, alla situazione della Procura di Tempio Pausania. Nel corso del primo semestre del 2017 si è creata una scopertura del 75% e successivamente, a seguito del trasferimento del Procuratore, si è dovuto far ricorso a due magistrati in applicazione, i quali dovevano far fronte da soli al disbrigo degli affari di un ufficio con una pendenza di circa 4250 fascicoli.
Ora, è ovvio che nella situazione descritta i termini di scadenza delle indagini non potranno essere rispettati per gran parte dei procedimenti, con la conseguenza che la Procura Generale, in questo caso la sezione di Sassari con una pianta organica di quattro magistrati, dovrebbe procedere all’avocazione di un migliaio di procedimenti oltre a tutte le altre incombenze degli uffici di secondo grado (partecipazione alle udienze di appello, di sorveglianza ed esame ai fini dell’impugnazione di tutte le sentenze emesse nei circondari, pari mediamente, per la sezione distaccata, a circa 8.000 l’anno).
Si noti tra l’altro che gli uffici di secondo grado non sono assolutamente attrezzati per lo svolgimento delle indagini, non hanno personale amministrativo per l’espletamento delle attività conseguenti all’avocazione e non dispongono dell’ausilio delle sezioni di P.G., a differenza di ciò che avviene negli uffici requirenti di primo grado.
Non per niente l’istituto dell’avocazione ha sempre avuto una limitata applicazione se si considera che nel 2016 sono state disposte complessivamente solo 96 avocazioni nell’intero territorio nazionale.
Rimane, quindi, essenziale, se si vuole che la riforma porti davvero a dei risultati concreti, assicurare a tutti gli uffici, sia di primo che di secondo grado, adeguate risorse umane e materiali.
Va però sottolineato che sotto altri aspetti la riforma ha portato innovazioni che porteranno a risultati immediatamente apprezzabili.
E’stata risolta, ad esempio, la problematica degli eterni giudicabili quali erano gli imputati incapaci di partecipare coscientemente al processo, è stato reintrodotto il concordato in appello che, consentendo alle parti di concordare sull’accoglimento in tutto o in parte dei motivi dell’impugnazione, dovrebbe sgravare il carico delle Corti nella stesura delle decisioni, ed è stata razionalizzata la materia delle impugnazioni.
Di recente, è stato, inoltre, varato dal Governo, in attuazione della delega, il decreto sulle intercettazioni che, da un lato, introduce un meccanismo di selezione più stringente delle intercettazioni rilevanti, e, dall’altro, prevede che l’ordinanza cautelare, una volta depositata, sia integralmente pubblicabile.
E’ in dirittura d’arrivo anche il decreto per la riforma dell’ordinamento penitenziario, che, secondo i citeri direttivi delle legge delega, deve procedere ad un ampliamento dell’operatività delle misure alternative, semplificando le procedure di accesso ed eliminando quei rigidi automatismi che precludono l’ammissione ai benefici penitenziari.
Modifica questa, sicuramente positiva, laddove sbarramenti predeterminati in modo rigido dal legislatore non consentono di attuare il criterio di individualizzazione del trattamento rieducativo imposto dall’art. 1 dell’ordinamento penitenziario.
Per quanto attiene le altre riforme attuate in questi due ultimi anni (l’abrogazione e la depenalizzazione di taluni reati, l’istituto della messa alla prova e l’introduzione della causa di esclusione della punibilità per particolare tenuità del fatto) va rilevato che sono sicuramente apprezzabili ma che non hanno inciso in modo veramente significativo sull’andamento della giurisdizione.
L’abrogazione e la depenalizzazione dei reati sarebbe dovuta essere più ampia. Altrettanto si dica per la causa di esclusione della punibilità per particolare tenuità del fatto. Basta, ad esempio, considerare che restano esclusi quei tipici reati bagatellari, quali i furti al supermercato di merci di scarso valore tutte le volte in cui vengono consumati con violenza sulle cose, che è poi la regola essendo usuale lo strappo dei congegni antifurto.
Dall’analisi dei dati segnalati dal Procuratore di Cagliari emerge, ad esempio, che nel periodo in considerazione che va dal 1° luglio 2016 al 30 giugno 2017 le richieste di archiviazione per particolare tenuità del fatto ammontano a 228, dato in sé non trascurabile ma che diventa scarsamente significativo nel momento in cui lo si pone in relazione con il numero dei procedimenti pendenti presso quella Procura, pari a 16.629.
Va però rilevato che in altri uffici requirenti di ridotte dimensioni, quali Tempio Pausania e Oristano, le richieste di archiviazione per questa causa hanno assunto in percentuale maggiore rilevanza.
Anche l’istituto della messa alla prova ha avuto un impatto relativamente limitato.
In particolare risulta che presso la Procura di Cagliari l’istituto della messa alla prova ha avuto un modestissimo riscontro nella fase delle indagini preliminari come testimoniano i soli 8 casi registrati.
Maggiore il ricorso all’istituto nella fase del giudizio.
Appare comunque nel complesso ridotto l’effetto deflativo di queste riforme.
E, comunque, qualunque riforma è destinata a fallire laddove il flusso dei procedimenti sia esorbitante rispetto al numero dei magistrati e del personale amministrativo dell’ufficio.
La marcata sproporzione tra unità lavorative e carichi di lavoro è stata, infatti, il principale fattore della crisi della giustizia e della lentezza dei processi.
D’altro canto va segnalato che uno smaltimento dell’arretrato perseguito senza le necessarie risorse comporta inevitabilmente lo scadimento del livello qualitativo.
Solo l’adeguatezza dei carichi di lavoro può consentire delle decisioni adeguatamente ponderate evitando il rischio di una gestione frettolosa degli affari.
Inoltre, sarebbe auspicabile una maggiore chiarezza e organicità delle normative.
Si pensi a quanto è farraginosa nel nostro paese la disciplina della prescrizione che comporta dei calcoli particolari e non di immediata evidenza tutte le volte in cui il processo ha subito molteplici rinvii.

Andamento della giurisdizione penale ordinaria e della giurisdizione penale e civile minorile.

Con riguardo all’andamento della giurisdizione, nel periodo che va dal 1° luglio 2016 al 30 giugno 2017, va rilevato che tutte le Procure del distretto hanno proseguito nell’attuazione dei programmi di riduzione dell’arretrato.
Quanto alle tipologie di reato più frequenti si conferma il rilievo sempre maggiore che assumono in tutta l’isola i reati concernenti gli stupefacenti e in particolare l’espansione del fenomeno di illecita coltivazione di marijuana. La Sardegna, inoltre, continua ad essere snodo di importanti traffici internazionali di sostanze stupefacenti, con legami con gruppi delinquenziali facenti capo alla “ndrangheta” e alla camorra o con clan albanesi attivi in Lombardia.
Si registra un aumento dei delitti di omicidio in particolare nei circondari di Cagliari, Lanusei e Nuoro. Si tratta, in gran parte, di omicidi d’impeto consumati in aree urbane emarginate o in zone agro-pastorali a seguito di conflitti di vicinato.
Il Procuratore di Cagliari ha, altresì, segnalato il netto incremento delle sopravvenienze relative a delitti contro la pubblica amministrazione.
Assumono, inoltre, preoccupante rilevanza i reati connessi alla conflittualità familiare, che dilaga in contesti di disagio economico e sociale, ed è, non di rado, accompagnata da abuso di alcool e droghe.
Peraltro, la tutela delle vittime non può essere garantita con la mera applicazione delle misure cautelari che possono assicurare una protezione limitata nel tempo e non scongiurano il rischio di recidiva se non sono accompagnate da un efficace intervento dei servizi sociali ai fini di supporto del nucleo familiare. Infatti, in mancanza di questi interventi spesso la vittima, priva di sostegni personali ed economici, non ha la forza di allontanarsi dal soggetto abusante innescando così situazioni che favoriscono la reiterazione di condotte criminose.
In particolare nel circondario di Cagliari sono in crescita i reati contro la libertà sessuale e i delitti di stalking.
Quanto alle rapine, va confermata la circostanza che sempre più spesso ne sono vittime anche centri commerciali e supermercati oltre agli uffici postali.
Preoccupante il fenomeno delle rapine ai furgoni blindati degli istituti di vigilanza, reati che vengono consumati con modalità allarmanti (talvolta sfociati in conflitti a fuoco come è avvenuto a Nuoro alla fine del 2016).
Indagini di particolare importanza riguardano il complessivo settore ambientale che hanno comportato complicati accertamenti in varie zone del territorio, come nella laguna di Santa Gilla o nell’area di Capo Teulada.
Rilevanti attività investigative sono state compiute nel circondario di Cagliari nei confronti di organizzazioni dedite alla tratta di donne africane connessa allo sfruttamento della prostituzione.
Si devono anche segnalare le indagini svolte per associazioni con finalità di terrorismo legate ad ambienti di radicalizzazione islamica maturata in alcuni casi all’interno delle carceri isolane.
Da evidenziare il notevole incremento degli affari civili nelle Procure presso i Tribunali per i minorenni di Cagliari e Sassari da imputare in larga misura agli ingressi di minori stranieri non accompagnati. Fenomeno questo che merita particolare attenzione e che richiama tutte le istituzioni competenti alla necessità di pianificare scrupolosamente l’organizzazione della prima accoglienza al fine di evitare l’ingresso dei minori nel circuito penale.

Situazione degli Uffici giudiziari requirenti del Distretto.

La situazione degli uffici requirenti del distretto, con riguardo alla copertura delle piante organiche dei magistrati, ha presentato, nel periodo considerato, alcuni aspetti di criticità.
Si segnalano le condizioni di estrema difficoltà della Procura della Repubblica di Tempio Pausania che è rimasta, nel corso del primo semestre del 2017, del tutto priva di sostituti titolari in servizio a fronte di una pianta organica costituita da quattro sostituti.
Va anche evidenziata la situazione della Procura della Repubblica di Lanusei con una scopertura del 50% dell’organico dei sostituti e quella di Nuoro, dove erano vacanti tre posti su sette.
Vi era una scopertura di due posti su nove per la Procura di Sassari e uno su sei per la Procura di Oristano.
Dal 24/05/2017 è stato coperto il posto di Procuratore della Procura di Cagliari, rimasto vacante per un anno e mezzo.
Attualmente la situazione è cambiata poiché la maggior parte delle vacanze sono state coperte con il conferimento delle funzioni ai magistrati in tirocinio, nominati con il D.M. 18 gennaio 2016.
Resta problematica la situazione degli organici amministrativi. In particolare va rilevata l’inadeguatezza delle piante organiche rispetto al carico di lavoro degli uffici requirenti di primo grado, la carenza in quasi tutti gli uffici delle figure apicali e la scopertura del personale di taluni uffici anche rispetto alle dotazioni organiche. Si pensi agli uffici di Tempio Pausania dove si evidenzia una scopertura pari al 50%.
In questa situazione la copertura degli 800 posti di assistente giudiziario, messi a concorso con il bando del 22 novembre 2016, appare insufficiente.
Deve, però, darsi atto della particolare attenzione prestata dal Ministero della Giustizia alla soluzione del problema.
Va, infatti, osservato che in data 28 dicembre 2017 è stata disposta, ai sensi del decreto interministeriale 21/04/2017, l’assunzione di ulteriori 600 assistenti giudiziari.
Si è proceduto anche all’avvio della riqualificazione del personale in servizio (per ora limitatamente ai cancellieri e agli ufficiali giudiziari).
Si auspica che quanto da ultimo evidenziato costituisca una reale e stabile inversione di tendenza in modo da assicurare al funzionamento della giustizia quella efficienza e celerità che tutti noi ci aspettiamo.

In conclusione Le chiedo, signor Presidente, di volere, al termine di tutti gli altri interventi, dichiarare aperto l’Anno Giudiziario 2018 per il Distretto Giudiziario della Sardegna.






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La Procura Generale della Repubblica presso la Corte di Appello di Cagliari è ubicata in Piazza della Repubblica 18, 09125 CAGLIARI (CA)

Palazzo di Giustizia di Siracusa

Tribunale di Cagliari Giustizia in Sardegna Amministrazione
Trasparente

Gli orari di apertura al pubblico, come orientarsi nel palazzo, la dislocazione degli uffici della Procura Generale e tutto il personale.

Sezione dedicata alle competenze della Procura, alla modulistica e altri documenti utili ai professionisti ed al cittadino.